La bufera social dopo la visita del ministro Salvini al pastificio
Chi di social ferisce, di social perisce. Settimane fa il Presidente della Lega Matteo Salvini ha postato un controverso video sui suoi profili mentre visitava lo stabilimento Rummo. Il polverone mediatico che le sue affermazioni hanno sollevato ha travolto anche il noto pastificio campano. Cosa è successo nel dettaglio? Ecco gli avvenimenti.
“Verba volant, social manent”
O almeno, questo potrebbe essere il sunto adatto per descrivere quanto la nostra generazione dia importanza a ciò che troviamo sulle piattaforme digitali. Da questi simposi delle singole frasi possono creare degli effetti domino con risvolti sia positivi che negativi.
Troviamo un ottimo esempio guardando i trascorsi del noto pastificio Rummo, conosciuta nel settore anche per le sue ottime strategie comunicative. Se nel 2015 questo marchio riuscii a risollevarsi da una tragica alluvione grazie ad un passaparola virtuale, oggi è finita al centro di una bufera social assieme all’attuale Vicepremier Matteo Salvini. Cerchiamo di approfondire meglio e di capire il contesto.
I fatti
Il 19 gennaio il ministro ha caricato un video che lo vedeva ospite nell’azienda, mentre si trovava a Benevento per un appuntamento istituzionale. Una visita considerata di “cortesia” da parte del titolare Cosimo Rummo, ma che ha suscitato reazioni immediate e variegate.
Nel post, Salvini ha elogiato la produzione dell’impresa, affermando che “il profumo non vi arriva, alla faccia di quelli che vogliono la farina di insetti“. Tuttavia, le critiche sono piovute su tutte le piattaforme, accusandolo di fare pubblicità indiretta ma anche campagna politica attaccando «Bruxelles che vuole distruggere la dieta mediterranea».
A seguito di questo evento, il fervore del web ha raggiunto il suo culmine con l’utilizzo dell’hashtag #boicottaRummo: risultato di una sorta di tentativo al boicottaggio dove alcuni utenti invitavano a non acquistare i prodotti del marchio partenopeo. Diversi pareri hanno invaso le piattaforme, scatenando una reazione bipartisan.
Non sono difatti mancati schieramenti da parte di personalità politiche ed istituzionali. Il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, ha definito eccessive le critiche, mentre l’assessore all’Agricoltura Nicola Caputo ha sottolineato che la pasta non dovrebbe avere alcun colore politico.
Il patron Cosimo Rummo ha dichiarato di non preoccuparsi del boicottaggio, affermando che “le persone sane capiscono e continuano a comprare”. Ha ricordato che l’azienda, nel corso della sua attività, ha ospitato diversi ministri, indipendentemente dalle loro affiliazioni.
L’importanza delle parole
Senza tralasciare il diritto di parola, importante pilastro della democrazia, è necessario sottolineare quanto stiano diventando importanti le parole. Soprattutto se utilizzate in contesti social dove, a volte, il senso di responsabilità viene a mancare, lasciando spazio a preconcetti e ideologie in grado di offuscare la capacità di pensiero. Citando il giornalista Camillo Langone: “Una volta si diceva che il cibo accomuna ma evidentemente erano tempi meno fanatici.”
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