L’esportazione di pasta verso gli Stati Uniti – per il momento – è salva: nessun rincaro dei dazi. Resta invariato il prelievo del 25% alla dogana su liquori, aperitivi e formaggi e subisce un rialzo dal 10 al 15% il dazio sui velivoli dell’Airbus. Una scelta coerente dal momento che queste misure sono state adottate a titolo di risarcimento per i finanziamenti della UE concessi ad Airbus e un successo per la diplomazia italiana, che nelle ultime settimane ha lavorato duramente affinché i nostri prodotti agroalimentari restassero al di fuori della querelle. Attenzione però, il pericolo non è del tutto scampato: Washington effettuerà una «nuova revisione dell’elenco» tra 180 giorni. Una vittoria parziale, ma comunque importante: le vendite della pasta sul mercato americano generano un introito di circa 305 milioni di dollari; salve anche le esportazioni di olio (436 milioni) e vino (1,7 miliardi), che fanno degli Stati Uniti il terzo Paese di destinazione del nostro export. O così sarà, almeno, per altri sei mesi.