Tra decreti e polemiche ecco tutto quello che c’è da sapere
In Europa le farine di insetti hanno iniziato la loro ascesa dimostrandosi una valida alternativa anche per limitare l’impatto ambientale. Ma la sostituzione di farina 0 e 00 dagli scaffali in favore di quelle di origine animale è davvero così imminente?
di Serena Sparagna
Una svolta dall’oriente
L’Italia è certamente un tabernacolo della gastronomia mondiale. Ed è in nome della reverenza con cui il mondo ci ha sempre guardati che le farine alternative, il novel food, hanno destato dubbi e polemiche ma anche una certa curiosità.
Che i paesi orientali fossero avvezzi all’entomofagia non è una novità, ma quando l’azienda vietnamita Cricket One ha immesso la farina di grilli (unico soggetto attualmente autorizzato alla vendita nel mercato UE) In Europa, ci si è chiesto quali fossero i benefici di tale prodotto e quali gli effetti a lungo termine.
La farina di grillo – Insieme alle larve gialle essiccate di Tenebrio molitor e Locusta migratoria – costituiscono un’ottima fonte proteica oltre che di calcio, ferro, fosforo, sodio e vitamina B12. Sono inoltre, ideali per l’impasto di dolci, biscotti e pane. Secondo il Professor Agostino Macrì, direttore del Dipartimento di Sanità Alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità, le farine alternative costituirebbero un’ottima soluzione per contrastare l’impatto ambientale di allevamenti animali e non solo.
La previsione Europea
Basti pensare che anche le produzioni di origine vegetale sono altamente impattanti. Le coltivazioni di soia e mais in Sudamerica, ad esempio, sono responsabili della deforestazione di intere aree in quanto utilizzate per l’alimentazione di polli e maiali che, essendo onnivori, non possono accontentarsi dell’erba.
Ad inizio anno, Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, ha sottolineato la necessità di introdurre etichette distinte per questi nuovi prodotti. Tali dichiarazioni hanno sollevato polveroni e allarmismi. La crociata tutta italiana a difesa delle lasagne si è rivelata inutile in quanto, l’UE già prevedeva prima del 2023 una specifica normativa a riguardo. Anche l’Efsa ha imposto per i novel food requisiti specifici proprio come qualsiasi prodotto destinato all’alimentazione umana.
I dati FAO
Qualora la farina di insetti venisse prodotta direttamente in Italia, necessiterebbe di quegli stessi criteri di igiene e tracciabilità della filiera già presenti nel Paese. Non si tratterebbe quindi di una macinatura casalinga di grilli trovati in giardino, bensì di allevamenti selezionati e controllati volti esclusivamente alla produzione di farine. Lo spiega in un’intervista rilasciata a Il Fatto Alimentare (che potete trovare qui), l’Avvocato Dario Dongo, esperto di diritto alimentare.
E cosa comporterebbe la consumazione di insetti a lungo termine? La FAO ha individuato 2,5 miliardi di persone nel mondo che attualmente consumano insetti senza riportare conseguenze a lungo termine sulla salute. Fanno eccezione i soggetti allergici ai crostacei, molluschi e acari della polvere.
Il Made In Italy è in pericolo?
Ma il Made in Italy è davvero a rischio? Tralasciando il tempo tecnico necessario perché la cultura culinaria italiana apra le frontiere a nuove tipologie di alimenti, ad oggi il “cibo italiano vero” è rappresentato unicamente dai prodotti DOP. Parmigiano Reggiano, Grana Padano e il provolone sono i pochi baluardi, realizzati interamente con materie prime italiane. La mortadella di Bologna o la bresaola della Valtellina, l’olio extra vergine, espressione dell’Italianità, sono invece prodotti IGP: prodotti in Italia, ma con materie prime di importazione.
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