Di Ilario Vinciguerra.
Un piatto di pasta leggero, fondato su alcuni dei prodotti simbolo della mediterraneità, ma con un ingrediente in più: la notevole personalità di un cuoco capace di reinventarsi di continuo, nel segno dell’italianità. E precisamente, una forte anima meridionale, partenopea, cui continua ad apportare feconde contaminazioni come quella col Grana Padano, più che appropriata. La maturità espressiva di Ilario Vinciguerra, insomma, passa anche da queste linguine che sembrano, ma non sono, di una semplicità quasi virginale. Piatto molto bello, e di conseguenza molto buono, secondo la regola aurea imposta anni or sono da Gualtiero Marchesi. La polvere di pomodorini secchi dona sapore, un umami dolce e mediterraneo, mentre l’acqua di Grana Padano apporta una lattosità necessaria ancorché leggerissima. Il profumo di limone slancia la percezione del piatto con tutti i suoi sapori, proiettandoli in una cornice costiera, vacanziera, estiva, nonché fortemente identitaria: una linguina d’autore, per un grande cuoco partenopeo, trapiantato a Gallarate.