Il 25 ottobre si celebra il World Pasta Day, la festa globale dedicata al nostro feticcio, che in giro per il mondo conta numeri in costante aumento e nel Bel Paese assurge a vero e proprio patrimonio culturale. Non c’è famiglia che rinunci alla pasta, sempre più amata anche nelle cucine dell’alta ristorazione. E se è vero che quest’anno sul podio delle preferenze troviamo i fusilli, il formato del cuore degli italiani non cambia: è lo spaghetto.
Pasta: diamo i numeri!
Se in Italia si consumano ben 23 kg di pasta pro capite, il dato globale negli ultimi dieci anni è più che raddoppiato, con un consumo totale che arriva a 17 milioni di tonnellate. Una filiera preziosa, che solo in Italia raggiunge una produzione di circa 3,6 milioni di tonnellate, per un valore complessivo di circa 5 miliardi di euro, occupando 200 mila aziende agricole, 360 imprese e circa 7500 addetti al settore.
La pasta del cuore? Lo Spaghetto
Negli ultimi giorni si è sparsa la notizia che il Fusillo abbia sorpassato lo Spaghetto in quanto a preferenze. Tuttavia non c’è dubbio che l’iconico formato lungo sia da sempre uno dei più amati dagli italiani, che lo portano in tavola con ogni sorta di condimento. Lo Spaghetto è particolarmente amato anche dagli chef dell’alta ristorazione, che sempre più spesso lo adottano in carta. Che la sua declinazione sia altolocata o meno, un dato è certo: lo spaghetto piace a tutti ed è parte intrinseca della nostra tradizione gastronomica. Ecco dunque tutto quello che dovete sapere su questo immortale formato.
Le origini
Nel “Libro di Ruggero” (Kitāb Ruğārī), ovvero il “Sollazzo per chi si diletta di girare il mondo” pubblicato nel 1154, Al-Idrisi, geografo di Ruggero II di Sicilia, descrive Trabia, un paese a 30 km da Palermo, come una zona con molti mulini dove si fabbricava una pasta a forma di fili leggermente arrotondati, evolutasi dal làganum di epoca romana, che successivamente prenderà il nome di vermicelli e in seguito di spaghetti, ma che al tempo era chiamata con il termine più generico di itrya (dall’arabo itryah, che significava appunto “massa filiforme e tondeggiante”, nome quest’ultimo tuttora attualmente in uso anche per altre tipologie di paste lunghe meridionali, prodotte ancora oggi dalle massaie di Puglia e di Sicilia e chiamate con il vocabolo dialettale trija), che veniva spedita con navi in abbondanti quantità per tutta l’area del Mediterraneo sia musulmano sia cristiano.
Ma volendone ricercare origini ancora più antiche le ricerche ci conducono fino al VI secolo a.C. nella valle dell’Indo, territorio dell’Asia Occidentale, attuale Pakistan dove lo spaghetto era considerato un prodotto di scarto della lavorazione della pasta preparata nelle cucine reali del Sultano. Trattandosi di un cibo di “seconda scelta” era destinato all’alimentazione dei domestici, presso la cui linea allignava senza un nome preciso.
La leggenda narra che un un giorno il figlio del Sultano, vedendone la versione essiccata, disse che gli ricordava i soldati del Regno. Iniziarono quindi a chiamarli sipahee, ovvero soldati, diffondendosi con questo nome in tutto il territorio indo-iranico e fino al XIII secolo, quando Marco Polo di ritorno dal Catai fu ospitato da un mercante turco che glieli offrì battezzati col nome di spahi che, si crede, venne italianizzata in “spaghi” e quindi battezzata col vezzeggiativo di “spaghetti”, oggi icona, quando non stereotipo, d’italianità riconosciuta a livello mondiale.
Le ricette iconiche
Spaghetti, aglio, olio e peperoncino
Le ricette stellate
Spaghetti fragola e aglio orsino, di Antonia Klugmann
Spaghetti affumicati alle vongole, di Mauro Uliassi
Spaghetti al pomodoro, di Carlo Cracco
Spaghettone al burro con lievito di birra, di Riccardo Camanini
Spaghetto allo scoglio, di Giuseppe Iannotti
Spaghettoni pomodoro e caffè, di Paolo Griffa
Spaghettone cacio e 7 pepi cotto alla brace, di Errico Recanati
Spaghetti all’olio d’olive, di Raffaele Lenzi
Spaghetto alle erbe del mare, di Emanuele Scarello
Spago d’oro, di Chiara Pavan e Francesco Brutto
O’ Spaghetto Mio
Infine un intero racconto, in tre episodi, dedicato a questo iconico formato, che l’autrice immagina in un contesto a dir poco inusuale.
In conclusione
Attorno alla pasta, declinata in ogni suo formato, si sviluppa un fittissimo intreccio di umane vicende. Il sudore di chi concretamente coltiva il grano, la dedizione dei pastai, l’estro e la creatività di chi ogni giorno la porta in tavola. La pasta è una fonte di inestimabile ricchezza, che in Italia trova la sua più alta rappresentazione. Va tutelata, va promossa, ma soprattutto va mangiata. Buona festa della pasta dunque e, come sempre, che la pasta sia con voi.